Il paese è in lutto Pozzo piange la morte di Luigi Casiraghi

Pozzo piange la morte dello storico regista della compagnia "Amici del Teatro" Luigi Casiraghi.

Il paese è in lutto Pozzo piange la morte di Luigi Casiraghi
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Il paese è in lutto. Lunedì si è spento Luigi Casiraghi, 64 anni. Era lo storico regista della compagnia "Amici del Teatro".

Il paese è in lutto

Lunedì si è spento, a soli 64 anni, Luigi Casiraghi un uomo che aveva saputo distinguersi per le numerose attività svolte in paese. Pozzese doc, in pensione dal 2015, prima aveva lavorato all’Asl, Casiraghi era impegnato in una serie di attività all’interno del Consiglio parrocchiale, del Cofepa, della biblioteca, del centro culturale Lumen gentium e, soprattutto della compagnia «Amici del teatro», dove ricopriva, da anni, il ruolo di regista. Inoltre era anche l’organizzatore di diversi tornei di calcio.

Un amico

"Era un amico - ha ricordato Franco Alvaro Ronchi, uno degli attori della compagnia teatrale - Traduceva i testi e sceglieva gli attori per le varie parti. Parleremo con la famiglia e vedremo di organizzare qualcosa per ricordarlo. Ormai la stagione teatrale si sta concludendo, ma per la prossima ci hanno già chiamato per qualche spettacolo, e faremo qualcosa in sua memoria" .

I funerali sono stati celebrati giovedì

I funerali sono stati celebrati giovedì nella chiesa parrocchiale di Pozzo e un toccante ricordo di Luigi Casiraghi lo ha tracciato padre Michele Pirotta nel corso dell’omelia in cui gli ha rivolto una lettera.
"Carissimo Gino, oggi si è calato il sipario sul teatro della tua vita, oggi il vero regista della nostra esistenza ha chiuso il primo atto della tua rappresentazione, tutta umana e dipinta, soprattutto negli ultimi tempi, di toni drammatici - ha detto sacerdote - Oggi il Signore della vita, però, aprirà per te il secondo atto, non nella finzione della scena umana, ma nella verità dell’eternità. Ti ho conosciuto in questi ultimi anni come colui che, riflessivo e attento ad ogni parola, cercavi di cogliere in ogni attimo della tua vita, la presenza, spesso timorosa, del Signore. Quando ti vedevo in chiesa, ero sicuro che non solo eri attento e partecipe alla liturgia, ma io stesso ero timoroso di utilizzare le parole giuste nell’omelia, perché te le saresti ricordate e al momento giusto me le avresti tirate fuori, non certo come arma, ma come momento di confronto e di dialogo. Ed è proprio il dialogo, il confronto, la libertà di pensiero che credo possa caratterizzare la tua vita. L’amore per la lettura, e soprattutto per il teatro, ti hanno educato all’ascolto e alla parola" .

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