Il terrorista ucciso a Sesto non aveva fiancheggiatori in Lombardia

Le conclusioni dell'inchiesta del pool Antiterrorismo a un anno dalla strage di Berlino

Il terrorista ucciso a Sesto non aveva fiancheggiatori in Lombardia
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Il terrorista responsabile della strage di Berlino del 19 dicembre 2016 - ucciso a Sesto San Giovanni dalla Polizia di Stato nella notte tra il 22 e il 23 dicembre - non aveva fiancheggiatori a Milano, né nell'Hinterland. E tanto meno in Lombardia. Queste le conclusioni a cui sono arrivati i membri del pool Antiterrorismo della Procura meneghina, nell'inchiesta a carico di ignoti aperta all'indomani dell'uccisione di Anis Amri davanti alla stazione ferroviaria di piazza Primo Maggio, al termine di un conflitto a fuoco con due poliziotti del Commissariato.

Il terrorista ucciso davanti alla stazione non aveva fiancheggiatori

Nelle diciassette pagine con le quali il pool ha chiesto l'archiviazione dell'inchiesta, i magistrati hanno ricostruito (grazie alla Digos agli inquirenti dell'Intelligence tedesca) i movimenti del terrorista dal suo ingresso in Italia - da Bardonecchia - fino al suo arrivo a Sesto San Giovanni. Obiettivo: capire se Amri potesse contare su una rete di fiancheggiatori e di sostegno pronta a ospitarlo. E l'esito, almeno sul fronte milanese e lombardo, è stato negativo. Confermati, invece, i contatti del tunisino con ambienti laziali dell'integralismo islamico, ancora prima della strage dei mercatini di Natale della quale domani, martedì, ricorre il primo anniversario.

L'indagine sulla sparatoria era già stata archiviata

La Procura di Monza, all'indomani della sparatoria davanti alla stazione, aveva aperto un'altra inchiesta, senza però alcun iscritto nel registro degli indagati. Inchiesta poi chiusa, a fine agosto, dopo che era stato verificato che i due poliziotti (uno dei quali venne ferito a colpi di pistola dallo stesso Amri) agirono per "evidente legittima difesa".

 

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