Sacchetti frutta a pagamento tutte le bufale della rete

Non si placa il dibattito sui sacchetti frutta a pagamento. E per fare chiarezza non aiutano le tante bufale e inesattezze circolate in rete.

Sacchetti frutta a pagamento tutte le bufale della rete
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Continua a tenere banco la questione dei sacchetti frutta a pagamento. Tra un grido di rabbia e una bufala...

Sacchetti frutta a pagamento: tutte le bufale della rete

I nuovi sacchetti biodegradabili entrati in vigore dall'1 gennaio, e a pagamento, dividono gli italiani. Ed è il popolo del web a dividersi tra chi contesta il provvedimento e chi lo sostiene. E non aiutano certo le tante inesattezze circolate in questi giorni in rete. A fare un po' di chiarezza ci ha pensato Legambiente.

L'azienda "amica" di Renzi

I più complottisti vedono dietro il provvedimento un favore alla  Novamont, leader del settore in Italia. L'ad dell'azienda è Catia Bastioli, che nel 2011, partecipò come oratrice alla seconda edizione della Leopolda renziana. Da qui l'attacco e l'accusa di favori. "Una fantasia di chi non conosce il mercato delle bioplastiche", sottolinea Legambiente - In Italia si possono acquistare bioplastiche da diverse aziende della chimica verde mondiale e nel mondo ci sono almeno una decina di aziende chimiche che producono polimeri compostabili con cui si producono sacchetti e altro".

La tassa "nascosta"

Altra vicenda è quella della tassa nascosta. Da sempre infatti quando facciamo la spesa paghiamo anche gli imballaggi che acquistiamo con i prodotti alimentari ogni giorno. Qual è la differenza? Che dal 2018  il prezzo di vendita del sacchetto è visibile e presente sullo scontrino. "Nessun produttore o nessuna azienda della grande distribuzione - sottolinea l'associazione - ha mai fatto ovviamente e naturalmente beneficenza nei confronti dei consumatori".

Il riutilizzo dei sacchetti

Per quanto riguarda il riutilizzo di sacchetti il Ministero dell'Ambiente e della Salute potrebbe fare la sua parte con una circolare che permetta a chi vende frutta e verdura  di far usare sacchetti riutilizzabili. Come avviene ad esempio in Svizzera o in altri Paesi del Nord Europa.

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