Tre anni di sorveglianza speciale per l’adescatore seriale di ragazzine

Il 28enne di Buccinasco non potrà neanche usare internet. Tra le sue vittime anche una ragazza di Vimodrone.

Tre anni di sorveglianza speciale per l’adescatore seriale di ragazzine
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Tre anni di sorveglianza speciale per l’adescatore seriale di ragazzine.

Tre anni di sorveglianza speciale per l’adescatore seriale di ragazzine

Si chiama “sorveglianza speciale con ingiunzione trattamentale”. Un provvedimento  particolare, ad personam, cioè cucito addosso a chi ha commesso reati tra i più tristi e pericolosi. Un “elevato rischio di degenerazione”, ha sottolineato il Questore di Milano richiedendo l’applicazione della speciale misura di pubblica sicurezza per due persone. La prima, è la 38enne che lo scorso maggio ha aggredito con l’acido un uomo di 30 anni, dopo averlo perseguitato. Il Tribunale di Milano ha ritenuto la donna socialmente pericolosa perché fatti di questo genere rivestono una “gravità indiscutibile”.

Come agiva

Stessa misura di sicurezza, per tre anni, è stata applicata anche al 28enne di Buccinasco, italiano, responsabile di aver adescato giovanissime ragazze, spesso minorenni, in rete. Dopo aver guadagnato la fiducia delle vittime, il 28enne le costringeva a inviare foto nude. Una “spirale manipolatoria e fortemente aggressiva”, secondo la Questura, tanto che l’uomo minacciava le giovani vittime di gravi ritorsioni fisiche e di morte per i famigliari.

Una doppia personalità

Su Facebook le immagini di cuori, gattini e selfie in cameretta, a casa dei genitori, con i poster di Laura Pausini sui muri. Poi, immagini blasfeme, bestemmie e disegni di donne torturate, oltre a foto di una pistola (a piombini) che i carabinieri di Bucciansco gli avevano trovato in casa, insieme a due coltelli. Erano stati proprio i carabinieri di Buccinasco ad approfondire i controlli, a mettere in luce uno scenario agghiacciante, a far confessare alle vittime il clima di terrore in cui il 28enne le aveva gettate.

Già in carcere gli anni scorsi

Quattro anni passati in carcere, per atti persecutori e istigazione al suicidio e due ai domiciliari per il ragazzo. Persino in cella nascondeva materiale pedopornografico. “Lo uso per scambiare cibo coi detenuti”, aveva tentato di spiegare l’adescatore seriale. Nel 2012 una 14enne si era gettata dal terzo piano, per sfuggire alle parole del suo orco, alle sue minacce. Viva, ma con danni permanenti per colpa del 28enne che l’aveva manipolata tanto da gettarla in uno stato di angoscia e depressione. Il carcere non gli era servito: appena uscito aveva ripreso i soliti giri su Facebook, Lovoo (chat di incontri), Instagram e gruppi del videogioco preferito, League of Legends. All’inizio parole dolci, da bravo ragazzo. Poi minacce, indimidazioni.

La denuncia di tre ragazze

“Ti violento sotto casa se non mi mandi le tue foto nuda. E prima di te passo da tua madre e dalle tue amiche, hai sfidato il diavolo”, scriveva alle vittime, spesso 14enni. Tre ragazze avevano trovato il coraggio di denunciarlo: due ventenni di Buccinasco e di Assago e una 23enne di Vimodrone, ma i casi sono almeno venti secondo le indagini. Perseguitava loro, i famigliari, le pedinava, si faceva trovare davanti casa, all’uscita dal posto di lavoro. “Di’ alla tua amica di sbloccarmi – minacciava i contatti delle vittime –, altrimenti le taglio il corpo un pezzo alla volta, la pugnalo al seno fino a farla morire”.

Anche internet gli sarà vietato

Un fascicolo alto tre dita raccolto dai militari, con frasi, denunce, foto, aveva convinto i giudici a rimetterlo in carcere, a cui poi si sono aggiunte le indagini della Divisione Anticrimine della Questura, diretta da Alessandra Simone, da cui è scaturito il provvedimento del Tribunale di Milano, sezione Misure di prevenzione. Appena uscirà, passerà tre anni da sorvegliato speciale e dovrà sottoporsi al percorso del Centro Italiano per la promozione della mediazione, per “prendere coscienza del forte disvalore sociale delle condotte commesse, in una prospettiva di contenimento delle sue pulsioni antisociali”. Vietato l’uso di internet per tre anni, lo strumento che l’orco utilizzava per adescare le vittime.

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