Treno deragliato Pioltello, il testimone: "L'incubo della carrozza 3" ESCLUSIVO

Franco Valenzano, trevigliese, ha visto la morte in faccia. E' uno dei pendolari coinvolti nel disastro e ora ha creato un gruppo Facebook.

Treno deragliato Pioltello, il testimone: "L'incubo della carrozza 3" ESCLUSIVO
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Treno deragliato Pioltello: con la scia di sangue e i dubbi tecnici ancora in fase di accertamento, porta con sé il percorso post-traumatico dei sopravvissuti di quella maledetta carrozza 3.

Treno deragliato Pioltello: Facebook per restare uniti

Franco Valenzano abita a Bariano e tutte le mattine prende il treno verso Milano. Treno deragliato Pilotello: lui c’era, anche quella maledetta mattina del 25 gennaio.

La sua voce al telefono è tranquilla, ma non è raro notare qualche increspatura nel suo tono mentre ci spiega per quale motivo ha deciso di fondare un gruppo Facebook, al momento chiuso, per tutti coloro che erano su quel treno partito da Cremona e sono sopravvissuti. La tragedia avvenuta la mattina del 25 gennaio lascia un bilancio pesante: 3 morti e una cinquantina di feriti, ma non solo questo. Resta quello che in gergo clinico si chiama “disturbo da stress post traumatico”, un incubo fatto di insonnia, sbalzi d’umore, scatti immotivati di rabbia o pianto, flashback intrusivi, incubi e in certi casi attacchi di panico.

Survivors “10452”

Valenzano ci spiega l’intento per il quale ha creato questo gruppo chiuso.

“Vuole essere un punto di riferimento, di aggregazione, fra tutti i coinvolti nel disastro del treno 10452 del 25 gennaio scorso, a Pioltello. Nasce con lo scopo di facilitare la comunicazione di novità, informazioni, idee, iniziative e quant’altro di utile fra tutti i membri. Al di là di tutte le possibili legittime differenziazioni fra le soluzioni dei canali scelti per la difesa dei propri diritti, al di là delle condizioni e dei danni riportati da ognuno di noi, quel che resta fondamentale è il fatto che siamo tutti accomunati da questa sventura e, soprattutto, dagli sviluppi che prenderà. La nostra compattezza, di nuovo, al di là dei canali difensivi scelti, è troppo importante. Perché? Restare uniti vuol dire anche poter influire sugli sviluppi meno prevedibili e, quantomeno, non subire ulteriori danni, beffe, sempre dietro l’angolo in eventi come questi.”

“Io ero nella maledetta carrozza 3”

Franco ci racconta l’incubo che l’ha spinto all’apertura di quel gruppo Fb.

“Ero nella carrozza 3, quella dove viaggiavano anche le 3 donne che hanno perso la vita, senza dubbio la più colpita dal disastro. Sono salito fra gli ultimi, perché avevo la stampella per via di un problema al ginocchio. Abbiamo visto la carrozza 2 senza luce e l’abbiamo tutti evitata deducendo inoltre che fosse fredda. Mi sono posto sul sedile basculante, il treno era pieno come sempre, tanti passeggeri anche in corridoio. Ho indossato gli auricolari, dopo una decina di minuti ho iniziato a sentire un rumore di sassi che colpivano il fondo della carrozza. Prendo il treno da moltissimi anni, ma mi sono accorto subito che qualcosa non andava. Poi la velocità è salita, chiaramente incontrollata. Mi sono alzato in piedi dicendo che stavamo deragliando. Inizialmente sono andato verso la testa del treno, poi ho invertito la rotta, pensando di allontanarmi dallo schianto. I pensieri che passano per la testa in un momento del genere non li dimentichi più”.

“Volevo chiamare mia moglie ma ero paralizzato”

“Ho gridato di spostarci verso la coda del treno, poi di colpo è andata via la luce. Sentivo le grida e qualcuno diceva di tirare il freno d’emergenza. Mi sono accucciato per proteggermi, ho pensato che avrei voluto sentire mia moglie per l’ultima volta, il suo numero era già pronto sul display ma non sono neppure riuscito a schiacciare il pulsante. La carrozza si è rigirata e ha fatto una serie di movimenti disarticolati. I vetri sono esplosi, le porte si sono incastrate. Poi un fortissimo schianto finale e tanta polvere e macerie intorno. Il 90% dei feriti si è concentrato sulla carrozza dove viaggiavo io”.

“Ho subito capito che erano morte”

“Ho visto una donna che è rimasta incastrata fra le lamiere con metà corpo inghiottito metà fuori che gridava e chiedeva aiuto, si è salvata ma ci sono voluti 45 minuti per liberarla. Ho intuito che non fosse finita lì quando ho visto tutto il sangue sulle pareti, che non poteva appartenere soltanto a lei. Un mio conoscente mi ha aiutato a uscire dalle macerie, altri hanno dovuto attendere i soccorsi che sono arrivati circa mezz’ora dopo. Le persone che erano nelle altre carrozze non hanno vissuto questo scempio, siamo stati sfortunati”.

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Il disturbo post traumatico da stress

Quando si registrano incidenti o attentati così tragici e violenti spesso si crede che i sopravvissuti siano dei fortunati per i quali è finita bene. Niente di più sbagliato! Il disturbo post traumatico da stress è una reazione diffusissima nelle persone che subiscono questa tipologia di eventi e comporta un corollario di sintomi che, se trascurati o non curati, possono diventare invalidanti. Franco ci conferma di stare vivendo questo inferno psicologico postumo e come lui coloro che erano nella sua stessa carrozza. La via migliore è appoggiarsi, come stanno facendo molti superstiti, a chi possa fornire adeguato sostegno psicologico per elaborare l’accaduto.

 

Valeria Panzeri

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